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Intervista con Raoul Bova

Il bello fra i mostri

Il 19 novembre il film nelle sale dopo il successo americano


di Oriana Maerini


Ve lo immagine il suo viso da adone greco fra i mostri venuti da altri paesi? Eppure è vero.
Raoul Bova ha interpretato i panni di un archeologo nella nuova puntata della saga di Alien intitolata “Alien Vs Predator”. Pellicola che ha già registrato grande successo negli Usa e che esce ora sui nostri schermi.
Quello di Raoul è un cammino verso la maturità professionale che ha intrapreso partendo da San Francesco, passando per il bancario de “La finestra di fronte” fino all’ultima pellicola che si appresta a girare: un film dove interpreta un uomo affetto dalla sindrome di Asperger.
E gli americani ce lo invidiano. Questo è il suo terzo lungometraggio made in Usa. Dopo “Avenging Angelo”, una commedia dove recitava accanto al mitico Sylvester Stallone, e “Sotto il sole di Toscana”, dove vestiva i panni di un simpatico seduttore, che in america è stato campione d’incassi guadagnando 40 milioni di dollari, ora l’hanno addirittura scelto per un colossal di fantascienza.
Bello ma non frivolo. Le sue ammiratrici non si illudano troppo. Nella vita è tutt’altro che trasgressivo. Sposatissimo con Chiara Giordano che gli ha già sfornato due bei maschietti (Alessandro Leon, Francesco), è tutto casa e lavoro. Affatto vanitoso, non è un uomo frivolo, ma possiede un carattere intimista, riflessivo e poco incline all’allegria. Insomma, fa di tutto per non essere trattato da bello e basta.
È riuscito perfino a resistere a Madonna che ha scelto proprio lui per girare uno spot per la Max Factor in cui doveva baciarlo. Diventato attore grazie all’insistenza della sorella Daniela che l’ha spinto a far circolare le sue foto nelle agenzie, Raoul Bova, dopo tanti ruoli da sciupafemmine era stanco di interpretare sul grande schermo il solito cliché e l’etichetta di seduttore stile Mastroianni gli va molto stretta.
Gli americani lo hanno accontentato.

Può parlarci di questo nuova pellicola americana?
Il film si intitola “Alien Vs Predator “ di Paul W.S: Anderson, una sorta di prequel di tutti i film su Alien. Sono Sebastian Wells, un archeologo che, insieme ad altri scienziati e tecnici, si reca in Antartide per scoprire i misteri di una piramide scoperta da un miliardario che vuole sfruttarla fonte di energia. Una volta sul luogo prende la guida del gruppo e scopre che è in corso una battaglia fra due specie diverse: gli allien e i predator.
Ammetto che quando mi hanno scelto non stato in me dalla gioia: Alien è uno di quei film che guardavo a bocca aperta da bambino.

Cosa cambia per un attore italiano a Hollywood?
Non c’è nessuna differenza, a parte i soldi. Lì ci sono più possibilità di interpretare ruoli diversi ma il tipo di preparazione è la stessa. Per me non cambia nulla sia in America che in Italia cerco di non farmi mai trovare impreparato e di dare il meglio davanti alla telecamera. Credo che alla fine nella vita vince chi si allena di più.

Si sente fortunato…
Si, mi sento molto fortunato per aver avuto una grande occasione ma non mi sento arrivato. Il mio stato d’animo è quello di un attore che tiene comunque le dita incrociate e spera che le cosa vadano bene. Sto cercando di crescere, di fare nuove esperienze rimanendo, però, sempre con i piedi per terra. Negli States ho cercato di fare del mio meglio per ben figurare.

In America ha fatto anche il modello?
Non proprio. Ho fatto una campagna Armani per propagandare gli occhiali ma come attore. Ho prestato la mia faccia alla moda per Armani a cui sono legato e il cui stile mi piace molto. E’ stata un’ esperienza importante, soprattutto perché sono stato fotografato da professionisti che considero dei maestri. Le foto sono arrivate anche a Los Angeles ed è stata una grande mossa pubblicitaria per la mia immagine di attore. C’era il mio nome e la pubblicità è stata notata. In America il fatto di presentarsi con un look affascinate conta molto.

Quanto conta la bellezza per un attore?
Che domanda! Cosa posso rispondere…Per me conta nel cinema come nella vita. Da una persona bella ci si aspetta sempre qualcosa di speciale. La gente vorrebbe che tu dimostrassi interiormente almeno il doppio della tua bellezza esteriore. Credo che se la bellezza non è supportata da uno spessore interiore a lungo termine non può contare molto. Dopo un po' comincia ad annoiare e stancare. Si accantona come tutte le cose che non ci danno emozioni perché non si vive solo del bello ma anche di emozioni quali la stima, la forza, la concretezza e il carisma. Credo che la bellezza sia un quoziente che può aggiungere un quid in più quando c’è un carisma di fondo che rende una persona speciale; altrimenti è come una scatola vuota.

Che ne pensa degli uomini che usano i cosmetici?
E’ una cosa che non condivido ma penso che, fra tante tendenze della vita d’oggi, sia una delle più innocue. E’ meglio che l’uomo si curi piuttosto che faccia altre cose. Io non sono la persona giusta per rispondere a questo quesito perché per me il trucco è importante solo quando faccio il mio lavoro. Fuori dal set tendo a recuperare la mia età le mie imperfezioni: ad essere me stesso come sono. Durante il mio lavoro passo il tempo a trasformarmi in qualcun altro e per questo nella vita voglio essere nature al cento per cento. Ma non trovo nulla di negativo negli uomini che vogliono migliorare loro immagine: è meglio che gli uomini si trucchino piuttosto che drogarsi o fare la guerra!

Quindi lei non usa cosmetici?
Nooo! Tendo ad usare solo quei prodotti di base che servono per la cura quotidiana come lo shampoo e la schiuma da barba.

Si considera un sex-symbol?
Si, mi considero un uomo sexy. Se mi capita una bella sceneggiatura con una bella storia d’amore mi piace interpretare un ruolo sexy. La sessualità fa parte della nostra vita e non vedo perché non dovrei sfoderare il mio lato sensuale al momento opportuno.

Ha già due figli. Che tipo di padre è?
Molto presente. Appena smetto di lavorare corro a casa per fare il bagno con mio figlio più grande. E’ come un rito fra noi: io entro dentro la vasca insieme a lui e giochiamo.
Cerco di essere il migliore dei padri ma non dimentico che ho solo 30 anni. Vorrei continuare a coltivare la mia vita da trentenne che ha i suoi dubbi, le sue incertezze. Non voglio diventare vecchio prima del tempo e fare solo il papà. Ho ancora tanto da imparare ancora. Con mia moglie cerchiamo di mantenere i nostri spazi e ritrovare continuamente il nostro essere fidanzati.

La corteggia ancora?
Sempre, continuamente, tutti i giorni le faccio una dichiarazione d’amore ma non posso dire cosa le dico. E’ top secret! (ride)

Quali sono le sue letture preferite?
Mi piace molto il genere new-age. Ho letteralmente divorato “L’alchimista” di Coelho. Un giorno mia moglie me l’ha regalato dicendomi che sembrava scritto da me. Ero sconvolto: quello che io non riuscivo ad esprimere era stato scritto da lui. Da allora sono più attento ai segni che ci arrivano dall’alto.

Qual è il personaggio che le è rimasto più nel cuore?
San Francesco è stato un personaggio molto forte e molto importante per me ed ha rappresentato una tappa fondamentale per la mia carriera. Poi c’è stato il ruolo del capitano Ultimo ma credo che, in generale, una parte di tutti i ruoli che ho interpretato mi abbiano lasciato qualcosa dentro. Fanno parte della mia vita perché per due o tre mesi hanno fatto parte di me e si sono sedimentati nel mio inconscio.

Ha lavorato anche con un’icona del cinema qual è Sofia Loren…
Si, è stata un’esperienza estremamente positiva per la straordinaria semplicità di questa diva. Cosa posso dire su Sofia che non sia già stato detto? Ogni cosa che si aggiunge potrebbe sminuirla. Mi ha colpito soprattutto sul piano umano: la semplicità che ha messo nei suoi personaggi rispecchia il grande entusiasmo, l’umanità e la sensibilità che possiende.

C’è un attore,un modello al quale si ispira?
No, penso che la vita sia bella perché è unica. Chi ha avuto la fortuna come Mastroianni, Tognazzi e Gasmann sono diventati grande per la loro unicità. E’impossibile per un attore avere un punto di riferimento perché ogni vita, ogni carriera è diversa dall’altra. Tendo a vivere la mia vita come una cosa unica sia a livello professionale che a livello privato. Ammiro, però, gli attori che hanno conquistato molti meriti e cerco di non ripercorrere gli errori di quelli che hanno fallito. Nella vita tutti gli esempi sono importanti per migliorarsi.

A 33 anni ha già una brillante carriera alle spalle…
A 20 anni consideravo i trentenni come persone senza speranza, con un piede già nella vecchiaia. Oggi che ho 33 apprezzo le gioie della maturità. In questi anni ho fatto tante cose. Forse dovrei fermarmi per apprezzare quello che ho realizzato perché quando si va sempre avanti senza mai guardare indietro non ci si rende conto di quello che si fa. Per crescere, ora, ho bisogno di analizzare il passato e decidere se continuare ad andare avanti così o se cambiare qualcosa.

Ha una nuova sfida nel cassetto?
Si, il mio prossimo film che si intitolerà “La fiamma sul ghiaccio” per la regia di Umberto Marino. Interpreto un malato di sindrome di Asperger. Queste persone sono dei piccoli geni che soffrono di un autismo interiore non espresso esteriormente da particolari handicap fisici. Seguo il percorso di vita che questo personaggio compie insieme ad una barbona (Donatella Finocchiaro) che ha avuto un’infanzia molto travagliata. Si confrontato e nasce una bella storia d’amore. E’ un film molto drammatico e romantico allo stesso tempo. Sono felice di girare un film tutto italiano con una sceneggiatura profonda con un personaggio sofferto e pieno di sfaccettature che finalmente mi mette alla prova e mi da l’opportunità di dedicarmi al cento per cento al cinema. Sono contento di continuare, dopo “la finestra di fronte” in una nuova direzione nuova, più impegnata che a me piace. E’ la svolta che aspettavo da tempo, un sogno che si realizza e il segno di una maturità professionale. Spero solo di essere all’altezza.

Come si preparerà a questo ruolo?
Gia da un mese sono in contatto con queste persone e con gli psichiatri. E’ una preparazione molto difficile che ancora sto completando e le modalità della preparazione tendo a tenerle un po’ segrete perché fanno parte di una mia intimità. E’ una nuova, avvincente sfida che gioco con me stesso.

Da questa intervista esce un ritratto di uomo perfetto. Almeno un difetto se lo riconosce?
Sono pieno di difetti, ma li nascondo bene. Se glieli svelo, è finito il gioco!




Il miglior Raoul Bova in:
I bellissimi
Raoul Bova e Giovanna Mezzogiorno
Nel film "La finestra di fronte"



(Venerdì 5 Novembre 2004)


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