 Nel vivo degli eventi Fahrenheit 9/11 Vincitore a Cannes
di Oriana Maerini  Michael Moore non sbaglia un colpo. Dopo aver vinto già un Oscar per il precedente Bowling a Columbine, dirompente inchiesta sull’America delle armi facili, ha conquistato anche la Palma d’oro al festival di Cannes 2004 (presieduto da Quentin Tarantino) con questo suo ultimo, documentario-inchiesta sulla politica estera di Gorge W. Bush. Il regista più “politicamente scorretto” d’America dimostra, ancora una volta, di conoscere bene il suo mestiere di documentarista. Riesce a colpire l’animo del pubblico per provocare rabbia e dolore. Fahrenheit 9/11 può sembrare fazioso perché Moore indugia sulle sue tesi senza un attimo di dubbio. Sviscera verità drammatiche (l’imbarazzo e l’inettitudine di Bush dopo l’11 settembre) riuscendo a rendere comico il film in alcune sue parti con inserti di vecchi film polizieschi, fotomontaggi dei volti dello staff presidenziale dentro i classici del western e voci fuori campo degne dei vecchi cinegiornali della II guerra mondiale. Durante la visione il riso del pubblico è, così, spesso collegato alla tragedia ne sottolinea l’assurdità della stessa. Le rivelazioni di Moore non sono, però, in alcuni casi così clamorose. Inizia la sua inchiesta mostrandoci i brogli e le contestazione che portarono W. Bush alla Casa Bianca. Segue spiegandoci i grandi interessi dell’America, in particolare della famiglia Bush, nel petrolio dei Sauditi.
 Sottolinea l’incapacità del presidente a gestire prima, durante e dopo, gli attacchi terroristici dell’11 settembre, spiega in che modo fu creata dal potere americano una “strategia della paura” per dare consenso all’attacco in Iraq. Tutte cose che solo gli sprovveduti non avrebbero già intuito. Ma il merito di Fahrenheit 9/11 è , soprattutto, quello di mostrarci molte immagini che i media giornalistici tradizionali hanno evitato di farci vedere sulla guerra in Iraq. Sconcertanti sono, ad esempio le sequenze che mostrano i soldati americani esaltati nell’andare all’attacco con musica hard rock di sottofondo nel carro armato e le incursioni notturne nelle case irachene. Ma poi mostra anche l’altra medaglia: i volti attoniti dei soldati mutilati all’ospedale. Da bravo documentarista Moore coglie tutti gli aspetti socio-politici della realtà americana: ci mostra le madri fiere del loro figlio in guerra e le madri americane che piangono divorate dal dolore per la morte del loro figlio in guerra. Moore riesce a scuotere le nostre coscienze assopite, ci mostra quello che già dovremmo sapere: che la guerra nasce sempre per coprire interessi economi dei potenti. Fahrenheit 9/11 è documentario che i padri dovrebbe far vedere ai figli, che gli insegnanti un film da vedere agli allievi. Un film educativo ci mostra la realtà come realmente è, scevra delle mistificazioni che la giostra mediatica ci propone ogni giorno.
Giudizio: * * * * *
(Martedì 7 Settembre 2004)
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